lunedì 21 gennaio 2019



Curiose Somiglianze con la Mappa dei Cieli








Curioso come il libro, anzi il codex intitolato Pheanomena di Aratus di cui qui sotto potete apprezzare un'imamgine, conservato alla biblioteca municipale di Boulogne-sur-mer (MS188, folio 20v-30 ecco la pagina in questione), scritto nel X secolo, quindi antecedente al Codice Voynich abbia questo immagine molto simile a quelle della Sezione Archeologica del Codice Voynich.


Testo questo ben noto a Poggio Bracciolini, segretario del Papa, che aveva riscoperto l’Astronomicon di Manlio che era correlato al manoscritto di Arato di Soli e anche a quello di Eudosso di Cnido. Scritto nel terzo secolo a. C dal poeta Arato di Soli intitolato Phaenomena è un poema "scientifico" di 1.154 versi basato su un lavoro precedente del titolo Sami dall'astronomo greco Eudosso di Cnido (ca. 370 aC). Seguendo Eudosso, Arato espone una descrizione sistematica delle costellazioni e dei loro luoghi nei cieli. Come dimostra l'immagine, questa visione sosteneva che la terra fosse una sfera situata al centro di un regno celeste anch'esso concepito come sferico.
Il lavoro di Aratus divenne estremamente popolare dopo la prima metà del secolo, quando Copernico postulò che la terra ruotasse attorno al sole rivoluzionando il pensiero dell'universo. Durante il periodo Romano, il Fenomeno fu tradotto in latino da diversi autori, tra cui Cicerone. 
Il poema didascalico originale è composto come detto di 1154 versi divisi in due parti: Phainòmena la prima, Diosemeîa la seconda, da cui i termini Fenomeni e Pronostici con cui furono già chiamate da Cicerone. 
Nei vv. 1-18 si ha un Proemio con invocazione a Zeus e alle Muse. Qui si spiega il ruolo regolatore del Cielo, soprattutto delle costellazioni, rigurado la quotidianità della vita degli uomini, e in seguito c’è la canonica invocazione a Zeus.
Nei vv. 19-450 c’è la descrizione della mappa celeste.
Nei vv.451-461 abbiamo la transizione ai vv. 462-558, ossia la descrizione dei quattro cerchi utili per il calcolo dell'anno.
Con i vv. 732-757 termina la parte astronomica e si introduce quella meteorologica.
Nei vv. 773-1154, Arato tratta i giorni nel mese lunare, i giorni siderali e dell'anno solare, il ciclo metonico, il movimento diurno e la separazione dei regni di Poseidone e di Zeus. 

Il manoscritto da cui proviene l’immagine prende in prestito il testo da una di queste versioni latine. L'immagine che il folio presenta rivela le sue origini pre-copernicane; l’opera fu creata in un momento in cui scienza, religione e occulto erano intrecciati inestricabilmente. Gli emblemi dei dodici segni dello zodiaco sono giustapposti con le rappresentazioni dei pianeti, sia intesa come creazione di Dio e manifestazioni l'ordine imposto Egli è il cielo e la terra. 




















La domanda a questo punto è: Poggio Bracciolini, che sicuramente conosceva sia Arato che Eudosso, come dimostra la riscoperta che fece dell’Astronomicon di Manlio, può essersi ispirato a questo testo successivo del X e XI secolo per ‘compilare’ il Codice Voynich? Non lo sappiamo, ma non si può escluderlo, vista la sua conoscenza di manoscritti antichi. 





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martedì 6 febbraio 2018

IL CODICE VOYNICH È SCRITTO IN EBRAICO?


Due studiosi canadesi affermano di essere riusciti a decifrare il libro più misterioso del mondo. Dopo aver usato l'intelligenza artificiale e sofisticati algoritmi i ricercatori dell'Università dell’Alberta hanno ipotizzato che il testo, vecchio di almeno 600 anni, ancora segreto e incomprensibile, sia stato scritto in ebraico criptato. Nel loro Decoding Anagrammed Texts Written in an Unknown Language and Script, il ricercatore Bradley Hauer con l’aiuto del prof. Grzegorz Kondrak dell’università dell’Alberta, spiegano come siano riusciti nell’impresa di decodificare il Codice Voynich. Il volume misterioso, da anni conservato alla Yale University Beinecke Rare Books and Manuscripts Library per secoli ha resistito a tutti i tentativi di decodifica. Le sue pagine ingiallite, su cui sono presenti curiose donne nude—forse ninfe, flora e fauna dall’aspetto enigmatico e misterioso e diagrammi magico-fantastici circondati da un testo intellegibile, rappresentano un unicum nel campo dei manoscritti misteriosi. Il Times of Israel ha chiesto al professor Kondrak come mai abbia accettato la sfida di decodificarlo e lui ha risposto testualmente: “è come chiedere agli scalatori che scalano l’Everest come mai ci provano…” 

 Particolare folio 77v


Il Codice Voynich è stato ‘attaccato’ da decine, se non centinaia di aspirati decrittatori, incluso il gruppo di crittografi del Bletchley Park britannico che ha infranto i codici Enigma dei nazisti. Tutti i servizi segreti del mondo ci hanno provato nel corso dell’ultimo secolo, ma nessuno ha vinto la sua battaglia con il piccolo manoscritto del XV secolo. Battaglia che forse è stata vinta dalle centinaia di opere di fantasia al codice stesso ispirate come romanzi, racconti e fumetti come la citazione nel Marvel Adventures: Black Widow e The Avengers, n.18, che presenta una scena in cui il manoscritto scompare dalla biblioteca di Yale, ma gli esempi da citare sarebbero moltissimi, alcuni dati alle stampe ad arte per confondere le acque.
I due scienziati canadesi hanno usato l’intelligenza artificiale per ‘crakkare’ il codice ma la traduzione computerizzata di Kondrak e Hauer ha rivelato al momento solo alcune parole ebraiche come ‘contadino’, ‘luce’, ‘aria’ e ‘fuoco’ e un’unica frase intera tradotta così: “Ha fatto raccomandazioni al sacerdote, uomo di casa, io e la gente” ma questa, come ammettono anche gli stessi studiosi non sembra una frase coerente.

folio 67 r

Nei meandri del British Museum, c'è uno scaffale dedicato al gallerista antiquario Wilfred Voynich. È onorato di aver venduto all'istituzione una collezione inedita di 150 vecchi libri ‘unici’ di cui queste erano le sole copie conosciute. Non sorprende quindi che W. Voynich sia l'uomo che ha riscoperto l'unica copia del manoscritto che ora porta il suo nome. Fu trovato mentre conduceva un acquisto semisegreto di molti libri da un collegio gesuita nei pressi di Roma nel 1912.
Secondo il mio amico René Zandbergen, uno degli studiosi più accreditati del Codice Voynich, con cui ho organizzato il prestigioso raduno Voynich 100, tenutosi proprio a Villa Mondragone nel 2012 nel quale si è discusso dello stato dell’arte della ricerca sul manoscritto e in cui è stata data rilevanza nazionale al codice e alla sua recente datazione al carbonio 14,  “la segretezza della vendita è evidente dal fatto che le tracce di proprietà dei gesuiti sono state cancellate da questi libri, come si può notare chiaramente nelle loro scansioni digitali.” 
Si sa, le origini del manoscritto sono avvolte nella nebbia, c’è chi ritiene sia solo un’elaborata bufala, chi sia opera degli egiziani, chi delle streghe italiane, degli alieni, di Silvestro II il papa mago, di Leonardo da Vinci, chi opera di John Dee e, lasciatemi aggiungere anche che è possibile che sia stata opera del famigerato Poggio Bracciolini per motivi che ho dettagliatamente spiegato nel mio saggio. Comunque non è qui il caso di ripercorrere la storia del Codice Voynich, sono molti libri che ne parlano in maniera, più o meno diffusa, basti dire che la prima citazione conosciuta del manoscritto si trova in una lettera del 1665 circa, che raffigura un precedente acquisto (per 600 ducati d'oro) da parte dell'Imperatore d'Asburgo Rodolfo II (1576-1612). Apparentemente Rudolph diede il libro al suo medico, Jacobus Sinapius, e in seguito trovò la sua strada per l'alchimista di Praga Georg Baresch.
Intorno al 1665, l'erede di Baresch, Joannes Marcus Marci, diede il libro al famoso studioso gesuita Athanasius Kircher, insieme a una lettera frustrata in cui affermava: "Tali Sfingi come queste non obbediscono a nessuno se non al loro padrone". Poi il libro scomparve per 300 anni. Scomparve a Roma, dove c’era Kircher anche se allo stato non abbiamo prove che gli fosse stato inviato il manoscritto, quello che è certo è che ricomparve vicino Roma quando W. Voynich lo acquistò nel 1912 dai Gesuiti di Villa Mondragone. 
Il grande pubblico lo poté ammirare però solo tre anni dopo nel 1915.
folio 75r

Il volume è scritto in una lingua sconosciuta. Sembra essere diviso in sezioni, che sono raggruppate in base alle sue illustrazioni. Nelle sezioni erboristiche e farmaceutiche, molti dei disegni raffigurano piante che gli studiosi non riescono a catalogare. Le sue sezioni astronomiche e cosmologiche includono configurazioni geometriche indecifrabili e ignote. E ci sono anche disegni anatomici con figure per lo più femminili nude, a volte immerse in fantastici tubi, ma per una descrizione e analisi più completa vi rimando al mio saggio Il Codice Voynich (Eremon Edizioni), il primo ad essere stato pubblicato in Italia sul manoscritto misterioso. Pubblicato con lo stesso formato del Voynich: 22,5 x 16 centimetri! Il Voynich in origine conteneva 116 folii di vellum di cui oggi però ne mancano 14. Ci sono diverse pagine ripiegate ed estendibili che contengono grandi e vivide illustrazioni. Il testo è vergato da sinistra a destra, scritto in maniera chiara, probabilmente da un professionista come Poggio Bracciolini (noto copiatore e cacciatore di libri antichi) in quanto non ci sono cancellazioni, correzioni e ogni grafema viene sempre scritto usando lo stesso ductus o sequenza di tratti di penna. Le legature tra particolari coppie di grafemi sono coerenti e uniformi. Questo suggerisce, ma non vi è la certezza, che il codice sia stato scritto da scribi che stavano copiando da un libro più antico. Come accennato nel 2009, la pergamena fu datata al radiocarbonio dall'Università dell'Arizona. Gli scienziati dell'Arizona prelevarono quattro campioni dal vellum e ottennero la certezza del 96% che il codice era stato realizzato nel XV secolo tra il 1404 e il 1438 cosa che ha distrutto i sogni di moltissimi scienziati e studiosi che proponevano teorie più moderne. Per quelle più antiche c’era sempre la ciambella di salvataggio della ‘ricopiatura’ di un testo precedente, cosa che abbiamo visto possibile. I pigmenti degli inchiostri invece sono stati analizzati con test forensi dall'Università di Yale nel 2014 e non furono ritrovati segni di ingredienti moderni, (cosa che fa crollare a mio avviso la questione falso creato da W. Voyinch stesso) e che gli ingredienti rilevati erano disponibili ed esistevano nelle ricette fin dal Medioevo in Europa. 

folio 77v

Come dicevamo il Codice Voynich è un libro strano, assurdo, complesso ed enigmatico che continua a stupire ancora oggi dopo oltre cento anni di ricerche. Nel testo esistono infatti anche alcune parole non codificate scritte in caratteri latini e recentemente è stata trovata la parola rot, che in tedesco significa ‘rosso’, scoperta all'interno di un'illustrazione per mezzo di ingrandimenti ad alta risoluzione. Ma perché farlo? Perché scrivere in modo minuscolo e invisibile a occhio umano, parole nascoste in tedesco (o altre lingue che potrebbero in futuro essere ritrovate)? 
Così di tempi di Kircher, dopo secoli di studi e analisi, il Codice Voynich rimane ancora il libro più misterioso del mondo. “L'idea di un manoscritto che non può essere letto e che è illustrato da immagini che sfidano l'interpretazione è abbastanza affascinante. Aggiungete a ciò la storia del manoscritto e le prove scientifiche che lo dimostrano è stato sicuramente scritto all'inizio del XV secolo e quindi mescolate in dozzine, se non centinaia, di traduzioni e teorie proposte, ognuna più bizzarra e fantastica dell'altra, e avete un oggetto che è veramente irresistibile” ha dichiarato Lisa Fagin Davis della facoltà di Studi Medievali di Yale in una recente intervista al The Times of Israel e allora torniamo al punto: è possibile che abbiano ragione Hauer e Kondrak e che il Codice Voynich sia stato scritto in un ebraico codificato? In Decoding Anagrammed Texts Written in an Unknown Language and Script i due studiosi dell'Università dell’Alberta descrivono il manoscritto in questione come “il più impegnativo problema di decifrazione mai effettuata.”
“Ispirati dal mistero del manoscritto Voynich e degli antichi testi indecifrabili, abbiamo sviluppato una serie di algoritmi allo scopo di decifrare script alfabetici sconosciuti che rappresentano lingue sconosciute” scrivono Hauer e Kondrak. I due canadesi hanno eseguito il loro studio su 43 pagine del manoscritto, che contengono 17.597 parole e 95.465 caratteri, trascritti in 35 caratteri dell'alfabeto Currier - uno dei semi-accettati tentativi sistematici di traslitterazione del Voynich.

folio 116r

Osservando le frequenze relative dei simboli, gli studiosi mirano a classificarli in base alla frequenza con cui appaiono, quindi ‘normalizzano’ le frequenze per cercare una distribuzione logica. Tale normalizzazione viene quindi abbinata alla frequenza e alla distribuzione delle lettere da un insieme di quasi 400 lingue candidate. Il loro ‘fast greedy-swap algorithm’ (algoritmo di veloce e avido scambio) permette loro di scambiare di posto parole o lettere nel tentativo di raggiungere una frase di senso logico. Non siamo esperti in merito ma sembra un po’ semplicistico come metodo e soprattutto non univoco, in quanto se si mischiano lettere e parole in continuazione qualcosa di senso logico prima o poi uscirà. Ma sicuramente i due ricercatori canadesi avranno le loro buone ragioni. Approfondendo la questione emerge che hanno utilizzato tre sistemi per identificare la lingua del testo: il metodo di frequenza delle lettere, il metodo del modello di scomposizione e il metodo di decodifica di prova. Due su tre hanno dato come risultato l’ebraico (e altre lingue semitiche); il terzo metodo ha indicato la lingua meridionale messicana dei Mazatechi. Curiosamente la religione Mazateca è un sincretismo dei loro credi tradizionali e i valori Cristiani portati dal Conquistadores spagnoli e in tutto il manoscritto c’è una sensazione di sincretismo religioso essendo presente solo una croce... È comunque interessante notare che, nel metodo di decifrazione del processo, anche l'esperanto linguistico creato dall'uomo era spesso individuato ma con valori minori. Secondo i due ricercatori: “è vero che non c’è completo accordo tra i tre metodi nell’indicare una lingua di origine ma appare comunque un forte indicatore statistico sulla lingua ebraica da due dei tre metodi… lingua che è un candidato plausibile per motivi storici, essendo ampiamente utilizzata per la scrittura nel Medioevo. In effetti, un certo numero di tecniche di cifratura, incluso l'anagramma, possono essere ricondotte alla Cabala ebraica. La Kabbalah, o mistica ebraica, si sviluppò nell'Europa meridionale tra il 12° e il 13° secolo, comprese la Spagna e l'Italia, quindi l’asserzione sembra plausibile, ma quello che dobbiamo mettere in evidenza, anche considerando plausibile l’ipotesi ebraica, è che il metodo usato dai due studiosi parte dal presupposto che la persona che scrisse il Codice Voynich lo avesse fatto codificandolo, sostituendo lettere e parole ebraiche, mischiandole in una sorta di anagramma. I due ricercatori canadesi partono da questo presupposto ma noi non sappiamo se esso sia vero o meno. Cosa curiosa è anche che i due studiosi non si siano affidati ad esperti linguistici ebraici e uno di questi, il professor Matthew Morgenstern, capo del dipartimento di Lingua Ebraica e Linguistiche Semitiche dell’università di Tel Aviv ha dichiarato in proposito: “di solito quando qualcuno decifra un linguaggio, il testo che viene prodotto dalla decodificazione è coerente. Ma in questo caso si ottiene un testo incoerente e sgrammaticato che sembra compost da una serie di parole non connesse tra loro.” Aggiunge ancora Morgenstern al The Times of Israel, “su loro stessa ammissione i due ricercatori non conoscono l’ebraico. E sembrerebbe un pre-requisito essenziale per un processo di decrifrazione simile.”

folio 85v

 Quello che è certo è che chiunque provi a decrittare il Codice Voynich non avrà una calda accoglienza da coloro che ci provano ormai da decenni. Il professor Kondrak non ha inizialmente richiesto l'aiuto di un esperto ebreo in quanto: "non siamo riusciti a trovare un esperto ebreo medievale e crittologo presso la nostra università. Non è semplicemente un testo in ebraico che puoi dare a qualsiasi oratore ebreo e chiedergli cosa significa - è una decifrazione molto noiosa e complessa. Ora che la ricerca sta ricevendo un'attenzione così ampia, speriamo che si riesca a trovare qualcuno con una buona conoscenza dell'ebraico e storica allo stesso tempo…” 
Ma come è possibile mi chiedo. 
Come è possibile che l’università dell’Alberta non avesse potuto fornire un esperto di lingua ebraica per questo studio? 
Mi sembra incredibile fin quando non scopro che il famoso documento dei due studiosi canadesi altro non è che una tesi di laurea del 2016 del giovane ricercatore Bradley Hauer. Non che questo ne infici in qualche modo la validità, ma almeno fa comprendere come mai non vi fosse nessun esperto di ebraico al lavoro. 
Come studioso del Codice Voynich ho visto susseguirsi negli anni tentativi di decifrazione del manoscritto più o meno pertinenti. Ho visto decine di studiosi essere travolti dalla brama e centinaia di dilettanti provare a dire la loro sul contenuto del testo. Li ho seguiti tutti con molto interesse perché credo che il Codice Voynich sia così complesso che non si possa escludere nessuna idea e si debbano ricevere tutte le informazioni possibili in merito, anche quelle apparentemente fantasiose. Nulla si può tralasciare se si vuole arrivare alla verità e tutto deve essere considerato valido almeno fino a prova contraria. Per questo personalmente mi auguro che il professor Kondrak prosegua con i suoi sforzi come chiunque altro abbia la voglia e la capacità di tentare la decifrazione del manoscritto più misterioso del mondo.
La caccia è aperta! 

martedì 14 febbraio 2017



Libri rarissimi ben noti ai ricercatori del Codice Voynich sono stati rubati a Londra









Londra, 29 gennaio 2017. È da poco passata la mezzanotte e tre ladri compiono un furto che passerà alla storia. Rompono un lucernaio e si calano per quasi trenta metri in un deposito londinese di libri rarissimi. Se Mission Impossible e Ocean’s Eleven sono produzioni cinematografiche quello che è accaduto in questo magazzino inglese non lo è, ma è altrettanto scenografico e spettacolare. Qui i ladri non sono Tom Cruise o George Clooney ma  professionisti veri che, attaccati a delle funi d’acciaio scendono dal soffitto, strisciano sotto i raggi laser e le cellule fotoelettriche evitando che diano l’allarme, compiono il furto ed escono, portandosi dietro una refurtiva eccezionale: 172 libri rarissimi, veri e propri capolavori d’antiquariato, il cui valore complessivo ammonta a oltre 2 milioni di sterline. Ad oggi il colpo più grande della storia dei libri antichi.


La banda è stata filmata dalle telecamere a circuito chiuso che hanno mostrato chiaramente che i ladri si siano diretti immediatamente ai libri ignorando quant’altro era stipato nel magazzino vicino all’aeroporto di Heathrow. Una volta davanti ai volumi antichi hanno gettato a terra quelli che non volevano e controllando una lista hanno preso solo quelli per cui erano venuti. Il filmato non è stato diffuso ma la Polizia ha confermato il furto e sta cercando chiunque abbia informazioni in proposito come riporta anche il quotidiano britannico Daily Mail.
Dopo aver messo la refurtiva negli zaini la banda si è di nuovo arrampicata ed è scappata dal tetto evitando di essere individuata e poi ha lasciato la zona con un furgoncino che aspettava fuori.
“È stato chiaramente un furto su commissione. Era una banda specializzata. Hanno preso solo i libri, nient’altro,” riferisce un collezionista al quotidiano The Mail. Un altro collezionista, Alessandro Meda Riquier, ha dichiarato a SkyNews che lui ha perso ben 51 libri molti dei quali risalenti al XV e XVI secolo, come la sua seconda edizione di Nicolo Copernico del 1566 De Revolutionibus Orbium Coelestium, nel quale lo scienziato proponeva che il Sole e non la Terra fosse il centro del nostro sistema solare. Un testo il cui valore ammonta a circa a 215mila sterline. Sembra ci sia anche un collezionista Italiano della provincia di Padova che abbia perso quasi 50mila euro in libri antichi.


Tutti questi volumi non potranno mai essere venduti sul mercato regolare, se mai saranno venduti. Il colpo è il primo di tale rilevanza nel campo dei libri antichi e The International League of Antiquarian Booksellers ha pubblicato una lista dettagliata dei libri rubati nella speranza che siano restituiti e con l’intento di avvertire i collezionisti. Brian Lake, il presidente della Antiquarian Booksellers Association, ha dichiarato al Mirror: “una cosa del genere non era mai accaduta nel campo dei libri antichi.”
Tra le opere, estremamente rare, che sono state rubate ci sono il libro del 1656 Opere di Galileo Galilei, quello di Isaac Newton Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica e un’edizione della Divina Commedia di Dante del 1506, le tragedie di Euripide stampate a Venezia nel 1503, le più importanti edizioni delle favole di Esopo stampate nel 1505, la Romanae Historiae Augustae stampata a Milano nel 1475, un testo dell’alchimista esoterista Pico della Mirandola, un commentario sui libri di Pedanio medico ben noto agli studiosi del Voynich, una lettera e i libri Tariffa Kircheriana e Arithmologia di Kircher, altro dotto in contatto con il manoscritto più misterioso del mondo, il Campus Martius antiqui Urbis di Piranesi, uno strano libro Ingenhousz (Ingen-Housz), Jan. Experiments upon Vegetables del 1779, uno ancor più curioso di Sinclair, George G. S. intitolato The Hydrostaticks, alcuni raffiguranti fossili di unicorni come il Sammelband che contiene sette opere al suo interno tra cui il Curiosum de Unicornu fossili; un libro dell’occultista Cabeo Niccolò e molti altri che spaziano dall’alchimia, alla filosofia e alla magia naturale e magnetica. Per chi volesse approfondire la lista completa dei 172 libri rubati si trova sul sito https://www.ilab.org/  




Ma che ci facevano tutti quei libri rari in un deposito vicino all’aeroporto più grande di Londra? E di chi erano? I volumi, tutti rilegati a mano, vere e proprie reliquie della letteratura mondiale, erano  di collezionisti e rivenditori di libri rari britannici, italiani e tedeschi, ed erano destinati a una fiera in California.

La nostra sensazione è che questi libri non saranno rivenduti sul mercato, non quello occidentale almeno e dato che rivendere opere simili non è semplice, è probabile che il furto sia avvenuto su commissione, con lo scopo di far entrare in possesso della refurtiva il mandante che probabilmente vuole provare il piacere di accarezzare e sfogliare le prime edizioni di Dante, Galileo e Copernico.

E se qualcuno avesse rubato il Codice Voynich?
O meglio e se qualcuno avesse creduto che in quei testi antichi fosse nascosta la chiave per decodificare il Codice Voynich?

martedì 5 gennaio 2016

ECCO IL FACSIMILE DEL CODICE VOYNICH!

Una casa editrice spagnola, specializzata in antichi manoscritti, realizzerà copie perfette del manoscritto più misterioso del mondo.

Da molto tempo se ne parla tra gli esperti del settore: cosa manca ancora agli studiosi(e agli appassionati) che da oltre un secolo tentano di risolvere l’enigma del manoscritto più famoso del mondo? Un Codice Voynich esattamente riprodotto da sfogliare, tenere in mano e perché no, inserire negli scaffali della propria libreria. Ho provato io stesso a cercare di coinvolgere alcuni editori in questo progetto ma sembra che la casa editrice spagnola Siloé, specializzata nella produzione di manoscritti, ci abbia preceduti. Ma l’importante è che al ‘Voynich’ si aggiunga un altro tassello, quindi faccio il mio personale in bocca al lupo alla Siloé!  
Si vocifera infatti che la Beinecke di Yale, dove oggi è conservato il manoscritto misterioso, li abbia autorizzati a produrre la prima copia ufficiale del Codice Voynich. Il progetto dovrebbe partire nel prossimo mese quando gli specialisti spagnoli avranno accesso, per un’intera settimana, al manoscritto nella quale faranno tutte le foto per la riproduzione ufficiale. Successivamente cominceranno a produrre copie del vellum vergato a mano da mettere successivamente in vendita. La casa editrice Siloé non è nuova a queste imprese, in quanto nella sua sede di Burgos, ha già fatto 34 copie ufficiali di antichi manoscritti negli ultimi venti anni, 14 dei quali hanno vinto premi internazionali. Sembra che Yale avesse in mente di creare una riproduzione fedele e ufficiale già da tempo e che la Siloé, che ha già riprodotto il facsimile del manoscritto del Beato di Ginevra, un’opera non molto dissimile al Codice Voynich, sia risultata la migliore candidata per la realizzazione di copie uguali all’originale.
Dalla casa editrice, che metterà all’opera 23 specialisti, si sussurra che la prima copia identica al 100% non sarà realizzata prima del 2018.
Il manoscritto anonimo, vergato in un idioma sconosciuto sarà così finalmente riprodotto. Del Codice Voynich abbiamo poche certezze e, anche se questa copia non ci permetterà comprenderlo, come tra l’altro nessuno da 600 anni a questa parte è  riuscito a fare, almeno gli studiosi e gli appassionati potranno toccarlo, sfogliarlo e perché no, annusarlo come se fosse l’originale. Quell’originale misterioso che sfida l’umanità da secoli. Ancor oggi gli studiosi sono divisi: si tratta di un erbario con piante sconosciute, alcuni disegni rappresenterebbero piante americane non note al tempo del manoscritto in Europa, o di un trattato di astronomia e cosmologia di parti dell’universo all’epoca impossibili da osservare dalla Terra? O di una serie di ricette alchemiche-esoteriche con alcuni disegni a metà tra il mondo vegetale e quello animale? Quale che sia la risposta esatta si tratta comunque di un bel corredo per un testo ancor oggi impossibile da tradurre! Un vero mistero! Senza bisogno di ricorrere alle teorie più bizzarre come quelle che considerano il Codice Voynich un testamento elfico o il diario di un alieno.
Ma la vera domanda è: riusciranno gli specialisti spagnoli a riprodurre esattamente tutti i glifi, le varie lettere e quei disegni curiosi, astrusi e misteriosi in modo tale da far percepire il fascino del Codice Voynich? Le illustrazioni di farmacia, botanica, biologia, astrologia e cosmologia porteranno i fortunati possessori di queste copie indietro nel tempo? Al fianco di Roger Bacon, John Dee o Nostradamus?
Il proprietario della casa editrice Juan José Garcia non sta nella pelle e ritiene che il Codice Voynich sia il ‘libro più famoso del mondo dopo la Bibbia’, forse non sarà proprio così, ma di certo la Siloé avrà l’onore e l’onere di realizzare le copie a mano del libro più misterioso del mondo! García, innamorato da un decennio di questo testo misterioso, ha affermato che copiare il Codice Voynich è il sogno di tutti gli editori del mondo. Davvero una bella sfida quindi per la sua casa editrice riprodurre esattamente tutti i fogli del manoscritto considerando che alcuni sono ripiegati su se stessi per ben otto volte. Dalla Siloé trapela che gli esemplari del fac-simile saranno solo 898, tutti numerati, ognuno con 252 pagine di pergamena invecchiate e rilegate una a una. Insomma il Codice Voynich, che il carbonio 14 ha stabilito risalire a un periodo tra il 1404 e 1438, sarà finalmente disponibile per studiosi e appassionati di tutto il mondo in pelle e ossa, pardon: in pelle e filza!

Per maggiori informazioni http://www.siloe.es/